Esistono varie circostanze che possono portare i denti non vitali a diventare scuri, le più frequenti sono:
Lo sbiancamento si definisce “interno” poichè prevede l’utilizzo di un principio attivo (di solito perborato di sodio in combinazione con acqua fisiologica o perossido di idrogeno) che va posto all’interno della camera pulpare del dente.
Tale spazio va prima correttamente ripulito e isolato dalla parte più profonda del dente (il canale che si trova all’interno della radice, dove deve assolutamente esserci una cura canalare corretta) tramite un piccolo sottofondo, e sigillata dall’esterno tramite un’otturazione provvisoria.
Il processo di sbiancamento avviene quindi all’interno del dente per il tempo in cui gli agenti sbiancanti rimangono sigillati all’interno della camera pulpare. Il tempo necessario per ottenere un risultato soddisfacente è variabile da caso a caso, principalmente a seconda dalla causa della decolorazione, in un range di tempo che va da una settimana fino ad alcuni mesi nei casi più difficili.
Questa tecnica è detta anche “walking bleaching” perché la sostanza sbiancante continua ad agire autonomamente mentre il paziente se ne va tranquillamente in giro (da qui il termine inglese), quindi si prolunga l’azione anche a domicilio.
Si effettuano dei controlli regolari finchè il risultato è quello voluto.
Dopo lo sbiancamento, la camera pulpare deve essere pulita e riempita con una pasta a base di idrossido di calcio che viene lasciata in situ per almeno una settimana. Questa procedura ha lo scopo di neutralizzare l’effetto dello sbiancante e lasciare il pH più alcalino all’interno del dente, creando un ambiente più idoneo all’adesione della resina dell’otturazione finale.
Il restauro definitivo va quindi eseguito dopo 2-3 settimane dal termine dello sbiancamento.
Il risultato dello sbiancamento in denti non vitali è ottimo: è riportata una media dell’89,5% di successo a breve termine, e una stabilità del colore nel 63% dei casi in 16 anni.
Esiste la possibilità che ricompaiano delle pigmentazioni, cosa che risulta più frequente quanto più rapidamente si è presentata la discolorazione dopo la perdita di vitalità o dopo un trattamento endodontico correttamente eseguito. Ciò nonostante, in caso di recidiva si può eseguire un nuovo sbiancamento o, nei casi di denti refrattari allo sbiancamento (cioè “resistenti” agli agenti sbiancanti), procedere con altre soluzioni alternative efficaci.